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Stasera Mi Butto – Venerdì

E fu sera e fu… di nuovo sera, la quarta che mi trova sintonizzata su Sanremo e con una
perseveranza paragonabile solo a quella del Felino davanti alle resistenze della porta del frigo.
Siamo però giunti al venerdì delle cover, in cui ripongo tutte le aspettative di risurrezione di una
kermesse che finora (mi) ha regalato meno guizzi di una novena a novembre.
Perché è il momento in cui spolmonarsi sui pezzi che hanno trapuntato la nostra gioventù, in una
“madeleine” uditivo-temporale che Proust spostati. Ma c’è di più: il revival stura il karaoke latente
che convive in noi, sempre, pure in chi schifa e nega, pronto a estirparne ogni traccia con il
diserbante. Insomma, al Furore rievocazione non ci si può opporre, fatevene una ragione.
Ma attenzione, la serata cover può anche rivelarsi un’arma a doppio taglio, che passare
dall’amarcord al “chi diavolo ha permesso a dei tizi che nel repertorio hanno più hashtag che voce,
di fare a pezzi la nostra canzone del cuore” urlato da tutti i divani, è un attimo.
C’è da dire che osano, che immolarsi con Eurythmics, Queen, Cohen e sempiterni come De André,
Cocciante, Notte prima degli esami e Come è profondo il mare, è tanta roba, come dicono quelli
gggiovani, con Alfa e Vecchioni che mi smuovono il sentimento. Poi vabbè c’è pure chi gioca facile
con Tozzi, porcazozza, chi resiste senza ballare Gloria manchi tu nell’aria?
E a proposito di eternità: la Cuccarini è l’inossidabile certezza che da E vola con quanto fiato in
gola a oggi nulla è cambiato, in rughe e tantomeno in profondità dei testi e mosse di ballo, uguale
uguale.
Invece Paola & Chiara persistono nell’indeformabile legnosità che le ha contraddistinte dall’inizio
del Festival, persino in un must come Mamma Maria, sarà colpa dei vestiti da Klingon?
Tanto, tantissimo revival, in un riesumare grattando il fondo che comincia a farmi pensare che
invece di Sanremo sto guardando Thriller di Michael Jackson…

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